L’opera d’arte non ha sesso. Nemmeno gli angeli, sempre, ce l’hanno. In quanto oggettivata in una forma che dimentica a memoria l’identità biografica del suo artefice. Infatti l’opera d’arte diventa una superfetazione a futura memoria rispetto alla comune realtà, un ingombro che vuole essere giustificato come una sorta di alibi.
L’errore degli storici è stato quello di assumere il ruolo difensivo di biografi d’artisti piuttosto che di opere
L’incuneamento della vocale a nella parola artae denota semplicemente il tentativo di documentare sotto il titolo artae presenze produttive capaci di dissolvere la propria identità femminile in un universo di opere, di competere tra loro e con altre opere di diversa provenienza biografica: come la diversa articolazione di artae si scioglie nel mare magnum di una produzione più generalizzata che si pronuncia arte.
Soltanto se artae diventa arte è possibile parlare di un fenomeno di scioglimento di una corporazione a favore dell’individualità
Achille Bonito Oliva